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Il buco dell' ozono
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Il buco dell' ozono
Il buco nell'ozono è la riduzione temporanea dello strato di ozono (ozonosfera)
Comunemente il termine viene utilizzato per indicare il generico assottigliamento dello strato di ozono della stratosfera che si è riscontrato a partire dai primi anni ottanta.
Lo strato di ozono (O3) funge da filtro per le radiazioni ultraviolette (trattenendo da solo circa il 99% della radiazione UV solare), che possono essere dannose per la pelle (melanomi), causare una parziale inibizione della fotosintesi delle piante (con conseguente rischio di diminuzione dei raccolti) e distruggere frazioni importanti del fitoplancton che è alla base della catena alimentare marina.
Oggi è più chiaro anche il motivo, perché il buco dell’ozono è più intenso al Polo Sud rispetto al Polo Nord e perché subisce anche forti variazioni da un anno all’altro. Infatti l’assottigliamento dello strato di ozono polare è fortemente dipendente dall’intensità e dalle temperature gelide del vortice polare che si sviluppa nell’inverno prima del fenomeno: al Polo Sud dove il vortice è più freddo e più intenso (perché meno disturbato dalle correnti oceaniche o dalla presenza di terre vicine) si hanno assottigliamenti maggiori rispetto al Polo Nord, dove al contrario il vortice meno gelido e meno intenso sviluppa al suo interno meno nubi contenenti cloro.
Alla base dell’allargamento o restringimento annuale del buco dell’ozono ci sono 2 fattori principali:
1) la quantità di cloro che reagisce con l’ozono che dipende dalle temperature più o meno gelide che di anno in anno caratterizzano il vortice polare: quando nella stagione invernale si hanno vortici polari più gelidi e intensi rispetto all'anno precedente, si generano maggiori nubi di cloro che salendo nella stratosfera a primavera, provocheranno maggior distruzione di ozono provocando un allargamento del buco dell’ozono .
2) la quantità di radiazione solare, legata al ciclo decennale dei raggi cosmici, che raggiunge a primavera la stratosfera polare (radiazione che di fatto scinde le molecole di cloro presenti nelle nubi e le rende libere di reagire con l'ozono stratosferico: maggiore sarà l'azione dei raggi cosmici maggiore sarà la quantità di cloro liberata dalle nubi e pronta a reagire e distruggere l'ozono).
Altra relazione importante è stata trovata tra alcune eruzioni vulcaniche che emettono, tra le altre cose, diverse particelle che possono interagire con l’ozono, tra cui acido cloridico, aerosol e cloro. Queste sono in grado, quando raggiungono lo strato di ozono, di ridurlo in maniera significativa.
Va peraltro osservato come anche l'idrogeno sia fortemente sospettato di interagire con l'ozono nella stratosfera.
L'idrogeno è uno dei gas meno densi, assieme all'elio, e raggiunge quindi più rapidamente gli strati più alti dell'atmosfera.
Oggi, la produzione mondiale di idrogeno è pari a 50 milioni di tonnellate all'anno e qualora l'idrogeno venisse proposto come vettore energetico e combustibile per il futuro.
Comunemente il termine viene utilizzato per indicare il generico assottigliamento dello strato di ozono della stratosfera che si è riscontrato a partire dai primi anni ottanta.
Lo strato di ozono (O3) funge da filtro per le radiazioni ultraviolette (trattenendo da solo circa il 99% della radiazione UV solare), che possono essere dannose per la pelle (melanomi), causare una parziale inibizione della fotosintesi delle piante (con conseguente rischio di diminuzione dei raccolti) e distruggere frazioni importanti del fitoplancton che è alla base della catena alimentare marina.
Oggi è più chiaro anche il motivo, perché il buco dell’ozono è più intenso al Polo Sud rispetto al Polo Nord e perché subisce anche forti variazioni da un anno all’altro. Infatti l’assottigliamento dello strato di ozono polare è fortemente dipendente dall’intensità e dalle temperature gelide del vortice polare che si sviluppa nell’inverno prima del fenomeno: al Polo Sud dove il vortice è più freddo e più intenso (perché meno disturbato dalle correnti oceaniche o dalla presenza di terre vicine) si hanno assottigliamenti maggiori rispetto al Polo Nord, dove al contrario il vortice meno gelido e meno intenso sviluppa al suo interno meno nubi contenenti cloro.
Alla base dell’allargamento o restringimento annuale del buco dell’ozono ci sono 2 fattori principali:
1) la quantità di cloro che reagisce con l’ozono che dipende dalle temperature più o meno gelide che di anno in anno caratterizzano il vortice polare: quando nella stagione invernale si hanno vortici polari più gelidi e intensi rispetto all'anno precedente, si generano maggiori nubi di cloro che salendo nella stratosfera a primavera, provocheranno maggior distruzione di ozono provocando un allargamento del buco dell’ozono .
2) la quantità di radiazione solare, legata al ciclo decennale dei raggi cosmici, che raggiunge a primavera la stratosfera polare (radiazione che di fatto scinde le molecole di cloro presenti nelle nubi e le rende libere di reagire con l'ozono stratosferico: maggiore sarà l'azione dei raggi cosmici maggiore sarà la quantità di cloro liberata dalle nubi e pronta a reagire e distruggere l'ozono).
Altra relazione importante è stata trovata tra alcune eruzioni vulcaniche che emettono, tra le altre cose, diverse particelle che possono interagire con l’ozono, tra cui acido cloridico, aerosol e cloro. Queste sono in grado, quando raggiungono lo strato di ozono, di ridurlo in maniera significativa.
Va peraltro osservato come anche l'idrogeno sia fortemente sospettato di interagire con l'ozono nella stratosfera.
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Oggi, la produzione mondiale di idrogeno è pari a 50 milioni di tonnellate all'anno e qualora l'idrogeno venisse proposto come vettore energetico e combustibile per il futuro.
Vincenzo- Livello uno
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